Forse non sai…

L’asino non è la brutta copia del cavallo, come noi non siamo la variante pelata dello scimpanzé. 
C’è una parentela, ma il percorso evolutivo è tutto diverso: mentre i cavalli scorrazzavano nelle verdi steppe dell’Eurasia, gli asini si incaponivano a sopravvivere nei deserti rocciosi dell’Africa. Per questo resistono assai meglio alla scarsità di cibo e acqua, oltre a campare con il 75-50% delle calorie necessarie a un cavallo. Anche il loro strambo aspetto è assolutamente logico: le lunghe orecchie sono fatte per disperdere il calore, la grossa bocca per triturare tutto il poco cibo disponibile, il raglio potente per comunicare con i propri simili sparsi per le distese desertiche. 
Non solo: sul terreno roccioso mettersi a correre al primo segnale di pericolo significava rischiare d’azzopparsi. Perciò gli asini sono dei problem solver raffinati: di fronte a una difficoltà si immobilizzano per vagliare le opzioni. 

In generale, comunque, si tratta di creature pacifiche e pazienti, che perciò godono di particolare favore nelle tradizioni religiose. Pensiamo al fedele compagno di Giuseppe e Maria o alla cavalcatura di Gesù nel trionfale ingresso a Gerusalemme. 

Ancora oggi rappresentano spesso la soluzione migliore per i pastori che devono trasportare gli agnelli appena nati: caricati in comode tasche sul dorso dell’asino, i piccoli possono viaggiare al caldo senza che i loro odori si mischino (altrimenti le mamme rischierebbero di non riconoscerli).”
[tratto da: unaparolaalgiorno.it]

Questa foto rappresenta quello che noi facciamo, anzi che loro (i nostri asinelli) ogni giorno ci donano: l’arte dello stare, del qui e ora!

Ci ridonano la proprietà del “non avere il tempo”, esattamente come è scritto, perché non si può Possedere o Avere il tempo, ma lo si può vivere nel momento stesso in cui stai, in cui sei.